La banana, un frutto antico

La banana è uno dei frutti più consumati al mondo sia per le sue qualità alimentari che materiali: da mangiare sia cotta che cruda, le fibre della sua pianta e della buccia sono utilizzate per la confezione di stoffe o per la produzione di carta, mentre le sue foglie sono frequentemente utilizzate come stoviglie “usa e getta” nei paesi tropicali. La produzione mondiale supera i 100 milioni di tonnellate, e viene coltivata in più di 100 paesi.

La banana Cavendish

La banana ha un sistema riproduttivo particolare: ad eccezione di alcune varietà come la musa balbisiana, infatti, le banane non hanno semi. La loro proliferazione è affidata alle radici della pianta madre, dalle quali nascono altre piante, che quindi condividono lo stesso patrimonio genetico di quella da cui discendono. Salvo la scelta di una varietà di banana piuttosto che un’altra, si può quindi dire che le banane che mangiamo siano tutte “gemelle” l’una dell’altra.

La variabilità genetica, però, è una qualità positiva per la sopravvivenza delle specie, poiché le rende più resistenti ad attacchi esterni. La storia evolutiva della banana ne è una dimostrazione: fino alla fine degli anni Cinquanta, la banana più commercializzata è stata la tipologia chiamata Gros Michel o Big Mike, che però è rimasta vittima di un’epidemia dovuta a un parassita particolarmente aggressivo nello stato di Panama. Dalla fine degli anni Cinquanta si è quindi sostituita la coltivazione della Gros Michel con la Cavendish, che oggi è la tipologia di banana più consumata al mondo e che ha origine nel sud della Cina: il collezionista botanico Charles Telfair ne fece dono attorno al 1830 al sesto duca di Devonshire nonché presidente della Royal Horticultural Society, sir William Cavendish, da cui è stato tratto il nome. Precedentemente, le tipologie più comuni di banana non erano di colorazione gialla, ma rossa o verde.

La banana nella storia

Le testimonianze più remote della coltivazione della banana risalgono al sito archeologico di Kuk Swamp in Nuova Guinea: evidenze della sua produzione datano addirittura al 7.000 a.C., il che fa di Kuk Swamp uno dei primi siti a testimoniare la nascita dell’agricoltura, e la banana uno dei frutti coltivati più anticamente.

Dalla Nuova Guinea, la coltivazione si è diffusa nel sud-est asiatico e nel subcontinente indiano, come riportato in testi induisti e buddhisti risalenti al V-IV secolo a.C., ma anche da una testimonianza molto speciale: quella di Alessandro Magno, trascritta nell’Anabasi di Arriano di Nicomedia.

Dalla pianura del Gange al Medio Oriente il passo è breve, ma richiede ancora parecchi secoli: attorno al 650, mercanti arabi porteranno la coltivazione in Africa occidentale, da dove si spargerà nell’intero continente. Saranno poi i Portoghesi a proseguire l’opera dall’Africa alle Canarie, alla fine del Quattrocento.

È il missionario spagnolo Tomas de Berlanga , scopritore delle isole Galapagos e futuro vescovo di Panama, a trasportare infine alcune piante nel nuovo mondo, in particolare a Santo Domingo, sancendo l’inizio delle piantagioni in tutti i Caraibi a partire dall’anno 1516.

Per raggiungere il successo commerciale bisogna però aspettare il XIX secolo, e in particolare il 1876, anno in cui la banana viene servita per la prima volta al pubblico statunitense per 10 centesimi al pezzo nell’Esposizione Universale di Philadelphia, provocando reazioni entusiaste.

Le proprietà della banana

  • È un frutto dall’alto contenuto di potassio: una banana contiene circa il 10% del fabbisogno giornaliero di questo elemento, essenziale per la buona salute del cuore e per combattere i sintomi della disidratazione.
    Una curiosità: una piccola parte del potassio contenuto nella banana è costituito dall’isotopo potassio-40, che le rende leggermente radioattive. Naturalmente la radioattività della banana è irrisoria, e per questo viene utilizzata come unità di misura con il nome di Banana Equivalent Dose. Per fare un esempio, una TAC a basso dosaggio corrisponde alla dose di radiazioni emessa da 150.000 banane.
  • Contiene vitamina B6, triptofano e magnesio, che sinergicamente stimolano l’organismo a produrre serotonina, il cosiddetto “ormone del buonumore”. Le caratteristiche macchie scure sulla buccia sono frutto della sua metabolizzazione.
  • È un alimento ricco di fibre, utili per il buon funzionamento dell’intestino.
  • Neutralizza l’acidità dei succhi gastrici, alleggerendo disturbi legati all’ulcera.
  • Contiene zuccheri e carboidrati, che lo rendono un alimento particolarmente nutriente.