Frutto del drago: nutriente e scenografico

Con la sua forma simile a un carciofo, la sua buccia di colore magenta acceso e le sue scaglie (dette “brattee”) di un bel verde brillante, è un frutto che di certo non passa inosservato nelle bancarelle dei mercati dei paesi tropicali. Stiamo parlando della pitaya rossa, anche detta frutto del drago.

Il frutto del drago prende il suo nome proprio dalle sue caratteristiche estetiche che possono ricordare la pelle dell’animale di fantasia più noto al mondo.

Una volta tagliato a metà, la sua polpa succosa riserva un’altra sorpresa scenografica: che sia rossa brillante o bianca, l’interno è infatti punteggiato di semini neri croccanti che somigliano a quelli del kiwi.

Anche per questa sua caratteristica, il frutto del drago viene utilizzato come ingrediente di cocktail, smoothies, gelati, dolci al cucchiaio, oltre che naturalmente come tocco di classe per una macedonia esotica. Un’idea gourmet è anche utilizzare il frutto del drago come accompagnamento a pietanze di pesce o nelle insalate, cui si presta per il suo sapore fresco e delicato. Inoltre può funzionare come elemento originale per un impiattamento di classe, nel qual caso è possibile tagliarlo a fettine o utilizzarne anche solo la buccia.

Per mangiarlo da solo, le possibilità sono due: tagliarlo in quattro parti e sbucciarlo come una mela, o tagliarlo a metà e svuotarlo della polpa con un cucchiaino, proprio come si farebbe con un kiwi.

Contrariamente alla gran parte dei frutti, la pitaya rossa o frutto del drago è povera di acqua. Questo fa sì che rispetto ad altri prodotti ortofrutticoli sia nettamente più ricco di zuccheri e carboidrati. Insomma, un alimento non ideale per una dieta ipocalorica, visto che cento grammi di frutto del drago contengono ben 268 chilocalorie. Se si pensa che ogni frutto può pesare dai 150 ai 600 grammi, l’apporto calorico di uno spuntino a base di pitaya rossa è piuttosto importante.

Al tempo stesso, questa sua caratteristica lo rende a buon diritto un alimento della categoria dei superfood, alimenti particolarmente nutrienti ed energetici adatti a chi ad esempio faccia un’intensa attività sportiva o come carburante per chi sia occupato in lavori intellettualmente impegnativi o che richiedono concentrazione – studenti in prima linea.

Ma non sono solo gli zuccheri e i carboidrati a rendere il frutto del drago un alimento interessante dal punto di vista nutrizionale. Esso è infatti ricco di vitamina C, anche detta acido ascorbico: un elemento fondamentale per il nostro benessere poiché produce il collagene, una proteina indispensabile per la buona salute dei muscoli, delle ossa e della pelle.

Il frutto del drago è anche ricco di fibre solubili, che contribuiscono al buon funzionamento del nostro intestino favorendo la peristalsi (ossia la capacità dei muscoli dell’intestino di contrarsi e assorbire sostanze nutrienti) e facilitando la proliferazione della flora batterica intestinale benefica. Un intestino sano e attivo è un alleato nel controllo del peso: l’alto contenuto di fibre, quindi, controbilancia l’importante contributo calorico, rendendolo un alimento sano – oltre che naturalmente gustoso.

Il frutto del drago è, appunto, il nome affibbiato alla pitaya rossa, ma esistono diverse varietà di pitaya. Una delle loro caratteristiche comuni è quella di essere frutti che crescono su piante della famiglia delle cactacee. Il cactus che dà origine al frutto del drago è veramente originale, con lunghi rami che ricadono verso il terreno, in fondo ai quali si trova il frutto. Un’altra curiosità è che il fiore della pitaya rossa fiorisce di notte emanando un profumo dolce e vanigliato, mentre si chiude di giorno. Per questo, la sua pianta si è guadagnata i soprannomi di “regina della notte” e “fiore di luna”.

Per quanto riguarda la sua origine, pare che il frutto del drago sia originario del Centro e Sud America, ma viene coltivato con successo anche nei territori dal clima simile di Vietnam, Thailandia, Indonesia, Israele, Cina, Filippine e Hawaii.

Il Vietnam è il maggior produttore di frutto del drago al mondo. Sembra che la sua introduzione in questo territorio sia da imputare ai Francesi, che nel XIX secolo avrebbero trasportato alcuni esemplari dal Nicaragua proprio in Vietnam per coltivare la “regina della notte” come piante ornamentale.

Insomma, una pianta, un fiore e un frutto che si fanno notare e in grado di soddisfare tutti i sensi.