Charly Gaul: campione del Giro d’Italia ’56 per una banana

26 
mar

Giro d’Italia ’56: Gaul e la banana che lo salvò

 

Charly Bondone Strada provinciale 85, Giro d’Italia 1956, 21^ tappa dell’8 giugno. Il nastro d’asfalto scala, tornante dopo tornante, il monte Bondone. Tra loro, c’è lo scalatore Charly Gaul.

Il tempo non favorisce di certo i ciclisti: una pioggia gelida tormenta gli atleti che lavorano duramente sui pedali per conquistare, metro dopo metro, quei 242 km che li separano dal podio. L’ultima scalata di questa tappa del Giro d’Italia ’56 chiede a Charly Gaul e ai suoi avversari il tutto per tutto; la situazione meteorologica peggiora: la pioggia si trasforma in nevischio e, poi, in neve. In tempesta di neve.

L’asfalto è viscido, il vento fa sbandare la bicicletta, ma Gaul sa che la salita è la sua specialità e lancia l’attacco al gruppo di tre ciclisti che lo precedono. Una crisi di fame, però, gli spezza le gambe, gli svuota la testa, gli succhia via le ultime energie.

Proprio in quel momento, da un gruppo di spettatori si allunga un braccio. Tra i fiocchi di neve che gelano il viso e costringono a chiudere gli occhi, compare qualcosa di giallo. Charly Gaul afferra la cosa gialla senza pensarci. Meccanicamente mangia. Le forze rimontano, così come la voglia di vincere. La distanza con il secondo aumenta pedalata dopo pedalata. Con l’ultimo sforzo, Gaul si alza sui pedali e taglia il traguardo con ben otto minuti da chi lo segue.

Quella cosa gialla era una banana. «Fu la mia salvezza», dichiarò Charly Gaul ripensando, anni dopo, a quel Giro d’Italia 1956 e a quell’impresa che lo fece entrare nel mito del ciclismo da eroe.

Oggi la salita Vason del Bordone porta il nome di Gaul, così come a lui è intitolata una competizione ciclistica: La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone.