Come coltivare la pitaya

Originaria del Sud America, la pitaya è una pianta rampicante della famiglia delle cactacee. Colorata e accattivante, conquista grazie alla sua estetica tutt’altro che scontata. Conosciuta anche con il nome di frutto del drago (dragon fruit in inglese), genera dei frutti dal colore rosso vivido (oppure gialli, a seconda della varietà). Commestibili, succosi e dolci, i dragon fruit si contraddistinguono per la ricchezza di vitamine, sali minerali e antiossidanti. Oltre a poter essere assaporati da soli, i frutti della pitaya rossa o della pitaya gialla possono essere utilizzati per preparare insalate, dolci e smoothie, che acquisteranno un’inusuale croccantezza grazie ai piccolissimi semi neri.

Oltre a essere produttiva, la pianta produce degli splendidi fiori, noti per essere alcuni dei più grandi al mondo. Per tale ragione, viene coltivata soprattutto a scopo ornamentale. Non soltanto i fiori spiccano per le loro dimensioni, ma anche per la particolarità di fiorire solamente una volta di notte, caratteristica che è valsa alla pitaya il soprannome di “regina della notte”. Nonostante l’origine sudamericana, la pianta dragon fruit può essere coltivata in vaso con successo anche nelle regioni meridionali e isolane dell’Italia, grazie al clima più mite. Coltivare pitaya in vaso è un’operazione piuttosto semplice e donerà una sferzata di colore al proprio balcone, terrazzo o giardino. Scopriamo insieme come coltivare il frutto del drago. 

Pitaya: coltivazione in vaso

Per coltivare la pitaya in vaso, è necessario optare per un terrario grande, poiché la pianta tende ad assumere dimensioni piuttosto ingombranti. Quanto al terreno, la coltivazione della pitaya richiede una terra che non trattenga eccessivamente l’acqua. La pianta, infatti, è sensibile ai ristagni e soffre il contatto prolungato con l’umidità da parte delle radici. I terreni ideali sono quelli profondi e sciolti, molto ricchi di sali minerali. Nonostante ciò, la pitaya è capace di adattarsi anche ai terreni salini e di natura calcarea. La propagazione del dragon fruit può essere effettuata sia per talea che per seme. La riproduzione asessuata, ovvero quella per talea, è sia più veloce che più agevole. La propagazione per seme richiede, infatti, almeno 7 anni prima della fruttificazione.

Per la semina, bisogna spargere i semi di pitaya sulla parte superficiale del terreno, per poi cospargere una piccola quantità di terra sopra i semini. Per mantenere il terreno umido in modo uniforme e costante, optare per un vaporizzatore o un innaffiatoio. Non appena i germogli assumono una certa dimensione, è necessario dividerli e trapiantarli in un nuovo vaso così da assicurargli uno spazio maggiore.

Cura del frutto del drago: esposizione e la temperatura

Il frutto del drago cresce piuttosto bene in Italia, soprattutto nelle aree più a sud. Il suo clima ideale è quello subtropicale o tropicale, grazie al periodo invernale privo di temperature rigide e gelate. Nonostante ciò, la pianta può essere coltivata anche nelle regioni mediterranee dell’Italia. La pianta di pitaya è capace di tollerare le temperature fredde, purché non vi siano gelate prolungate e con temperature che scendono sotto i -2 °C. La temperatura vegetativa ottimale per la crescita è compresa nel range 18-25 °C. La pianta di dragon fruit deve essere posizionata in pieno sole, anche se le posizioni in mezz’ombra possono fornire buoni risultati. L’ideale sarebbe un’esposizione al sole per almeno l’80% della giornata.

Irrigazione, concimazione e potatura della pitaya in vaso

Trattandosi di una pianta cactacea, il frutto del drago è in grado di resistere ampiamente alla siccità. Le precipitazioni normali sono sufficienti per assicurare una crescita ottimale e rigogliosa. A causa dell’imprevedibilità delle stagioni odierne, ci si potrebbe trovare dinanzi a interi mesi privi di piogge. In questo caso, se si verifica dopo la fioritura, è necessario intervenire con delle irrigazioni emergenziali. Affinché possa crescere in modo equilibrato, la pianta pitaya necessita di alcune potature. Per ottenere la massima produttività, il primo intervento consiste nella potatura di formazione. Con quest’ultima, vengono eliminati gli steli laterali, in modo da lasciare uno stelo unico principale, da legare al sostegno. Attraverso la potatura di produzione, si intende bilanciare la pianta dragon fruit da un punto di vista vegetativo. Quanto alla concimazione, la pianta soffre i terreni troppo fertili, per cui non necessita di concimazioni.

Frutto del drago: pianta in vaso e la raccolta dei frutti

I frutti della pitaya vengono raccolti durante il periodo autunnale, quando giungono a piena maturazione. Quest’ultima viene valutata al momento della raccolta, considerando la consistenza della polpa e dovrebbe essere succosa e morbida. I frutti vanno conservati a temperatura ambiente e consumati entro 10 giorni dalla raccolta.  

Pitaya F.lli Orsero: un ingrediente grintoso

La pitaya Fratelli Orsero è sinonimo di freschezza e garanzia di qualità. Oltre che bello e originale, il frutto è gustoso e incredibilmente succoso, con un profumo intenso e aromatico. È possibile gustare il frutto del drago fresco, aprendolo a metà e assaporandone la polpa con un cucchiaino, come se si trattasse di un kiwi. I frutti sono ideali anche per accompagnare i cocktail o per realizzare gustosi gelati alla frutta o torte. La polpa si presta anche alla realizzazione di confetture dal gusto intenso e inusuale. Per gli amanti delle insalate, la pitaya è l’ingrediente giusto per rendere unico il proprio piatto: unita a carote, lattughe e pollo grigliato donerà un tocco grintoso!