Fico d’India, dall’America al Mediterraneo

A dispetto del nome, il fico d’India è un frutto originario dell’America Centrale e ora molto diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, ma anche in altre zone temperate del mondo: infatti la sua pianta ha una grande resistenza alla siccità e predilige ambienti soleggiati. Qual è allora il motivo di questa denominazione?

Si dice che il fico d’India sia stato scoperto proprio durante la prima spedizione verso le Americhe, quella capitanata da Cristoforo Colombo, il quale però pensava di aver circumnavigato il globo terrestre e di essere quindi giunto sulle coste delle Indie Orientali. Da questo equivoco, quindi, il nome della pianta.

Il successo della sua diffusione va imputato a diverse caratteristiche. Innanzitutto le sue foglie, dette “pale”, sono l’habitat ideale per la coltivazione della cocciniglia, un insetto rosso da cui si ricava il colorante naturale e molto pregiato del carminio, utilizzato anche in cucina.

La pianta ha proprietà fertilizzanti dei terreni, mentre i suoi frutti sono particolarmente ricchi di vitamina C. Questa qualità ha fatto sì che il fico d’india venisse imbarcato nelle navi per viaggi a lunga percorrenza, in modo da fornire un valido alleato nella prevenzione delle epidemie di scorbuto tanto comuni sulle traversate per la carenza di cibi freschi. Infatti, perché la vitamina C venga assimilata, è necessario assumere gli alimenti che la contengono a crudo. Come molti frutti, infine, il fico d’India è ricco di acqua e fibre, che aiutano la buona salute dell’intestino e delle vie urinarie.

Va inoltre notato come nell’area mediterranea si consumi solo il frutto, mentre in altri paesi le foglie e i fiori vengono sfruttati sia come ingrediente in cucina, sia come base di prodotti di bellezza.

Ne esistono tre varietà che si riconoscono dalla colorazione del frutto. La gialla, detta anche Sulfarina, è la più diffusa per la facilità della coltivazione, ma per assicurare varietà cromatica continuano a esserle affiancate la bianca, detta Muscaredda, e la rossa, detta Sanguigna. È importante quindi scegliere frutti di grandi dimensioni piuttosto che affidarsi al colore per la scelta del frutto più maturo. Per consumare i fichi d’india, vista la presenza di piccole spine sulla buccia, il trucco è quello di passarli sotto un getto d’acqua fredda, naturalmente indossando dei guanti. Una volta incisa con un coltello, la buccia si toglie facilmente con un solo movimento.

In cucina, il fico d’india viene utilizzato principalmente per la creazione di dessert al cucchiaio, salsine e marmellate, oltre che di succo di frutta. Non vanno però esclusi abbinamenti originali con ingredienti salati: il suo sapore infatti si sposa con alici, salumi e formaggi saporiti, e può funzionare anche come base originale di un risotto dal gusto esotico.