Con il suo colore rosso acceso e la sua polpa succosa, in conserva o a crudo, il pomodoro è il grande protagonista della cucina italiana. Cosa sarebbero infatti i piatti più noti della nostra tradizione – pizza, pasta, caprese – senza questo ingrediente fondamentale?
Eppure, come molta della frutta e della verdura nostrana, il pomodoro ha origini molto lontane, addirittura oltreoceaniche. Le prime piantine di pomodoro sono arrivate in Europa nel 1540, naturalmente via mare, per merito del conquistador spagnolo Hernán Cortés. Il pomodoro era coltivato da tempo in Centro e Sud America: gli Aztechi chiamavano questa bacca xitomatl, da cui il termine spagnolo “tomate” che darà origine alle declinazioni nelle varie lingue europee. La lingua italiana, invece, ha fatto da sé: la parola pomodoro, infatti, sottolinea il colore dorato del pomodoro prima della maturazione. Pare che in Italia il pomodoro sia arrivato solo otto anni dopo, alla corte di Cosimo I de’ Medici a Firenze: la moglie Eleonora di Toledo riceverà in dono un piatto di pomodori in virtù delle proprie origini spagnole.
Decorazione o alimento?
In Sud America la pianta di pomodoro era utilizzata, in realtà, come pianta ornamentale, e anche in Europa si dovrà aspettare fino al XVII secolo perché i pomodori vengano normalmente consumati come prodotto alimentare. Il pomodoro, infatti, venne erroneamente considerato una bacca tossica, e ci vorrà almeno un secolo prima che la sua coltivazione si diffonda massicciamente, complice il clima e la ricchezza del terreno mediterraneo.
Per quanto la questione della tossicità del pomodoro sia stata sostanzialmente una diceria, in essa c’è un fondo di verità. Il pomodoro, come altri ortaggi, contiene la solanina, che in grandi quantità può essere nociva. Inoltre, contiene il Nichel, un metallo pesante che è naturalmente presente nel suolo e che può provocare allergie o intolleranze alimentari. Fortunatamente, la ricerca in campo agricolo ha permesso lo sviluppo di tecniche di coltivazione che permettono di ottenere pomodori con certificazione Nichel-free – come quelle fuori suolo ad esempio con substrati inerti, l’idroponica, l’aeroponica, ecc. Grazie al controllo di tutti i passaggi che dal seme portano il frutto sulla nostra tavola, garantiscono prodotti certificati Nichel free.
Le qualità del pomodoro
Al di là di queste sostanze, però, il pomodoro è un alimento davvero prezioso, ricco di macroelementi importanti come il potassio, il fosforo, la vitamina C, la vitamina K e i folati. È ricco di acqua, il che lo rende un valido alleato nelle diete ipocaloriche o per stimolare la diuresi, con grandi benefici nel contrasto alla ritenzione idrica.
Inoltre, il pomodoro contiene il licopene: un potente antiossidante, che aiuta a prevenire l’invecchiamento e a rigenerare le cellule del corpo. La disponibilità di licopene, tra l’altro, aumenta quando il pomodoro viene cotto, in controtendenza rispetto ad altri nutrienti. Insomma, dall’insalata alla pappa al pomodoro è un ortaggio davvero salutare.
Pomodori ripieni di riso: un assaggio di estate
Il periodo migliore per mangiare il pomodoro è, naturalmente, l’estate, quando raggiunge la massima maturazione e la massima dolcezza: un buon pomodoro maturo a volte è sufficiente come protagonista di un piatto fresco e gratificante, come le bruschette o le friselle.
Un piatto molto amato sulle tavole estive italiane è il pomodoro ripieno di riso al forno: facile da preparare, ideale per aumentare l’apporto di licopene, leggero, gustosissimo, scenografico.
Per prima cosa, i pomodori vanno lavati e asciugati. A questo punto, va tagliata la calotta superiore, che andrà poi utilizzata per coprire i pomodori ripieni, come una sorta di “cappello”: per rendere il piatto ancora più stravagante, si può conservare anche una parte del gambo.
Con un cucchiaino, i pomodori vanno svuotati della polpa e lasciati scolare a testa in giù. La polpa, invece, va frullata e scolata con un colino o con un passaverdure.
Una particolarità di questo piatto è proprio il fatto che il riso si cuocerà nella polpa di pomodoro:
il riso va quindi lasciato a bagno nella polpa frullata e lasciato insaporire almeno un’ora con olio, sale, pepe, aglio e erbe aromatiche a piacimento – le più classiche sono il basilico, la menta e il prezzemolo.
Infine, i pomodori svuotati vanno riempiti con questo ripieno, coperti con le calotte, cosparsi con un filo d’olio e inseriti in forno preriscaldato a 180° in una teglia foderata con carta da forno. I pomodori saranno pronti in poco meno di un’ora, perfetti da mangiare caldi o freddi, per un pranzo all’aperto o un pic-nic.